DOVE VA IL ROMANZO? Il libro recensito oggi è “Le Assaggiatrici” di Rosella Postorino.
Recensioni: GIUSEPPINA FILIPPI e SILVIA FOCARDI
Schede di lettura: GIUSEPPINA FILIPPI, CHIARA SARASINI, SILVIA FOCARDI.
Il romanzo, premio Campiello 2018, è la ricostruzione letteraria della storia di Margot Wolk, assaggiatrice di Hitler. È ambientato in un villaggio della Prussia Orientale, vicino alla “ tana del Lupo”, negli anni ’43-’44. La narratrice è Rosa Sauer, berlinese; rimasta sola, si rifugia presso i suoceri. Lì viene reclutata dalle SS, con altre nove donne, come assaggiatrice del cibo destinato al Fuhrer. Si crea una sorta di comunità forzata, con i suoi rapporti di forza, i segreti, le colpe … C’è anche spazio per l’amore, o meglio per quelle pulsioni della giovinezza che premono per emergere. Una relazione vissuta con senso di colpa, che riflette l’ambiguità della natura umana, che vive in una situazione disumana. E rimanda alla sottile linea che separa vittima e carnefice.
Il romanzo, di lettura scorrevole, presenta un punto di vista inusuale su questo periodo storico. E ha reso bene il conflitto tra l’obbedienza alle regole imposte e l’emergere delle pulsioni che sfuggono al controllo, perché nascono da una naturale inclinazione alla VITA. “Da anni avevamo fame e paura” recita l’incipit, e fame e paura costituiscono lo sfondo della storia. E spiegano quella passività che avvolge come un velo la protagonista, disorientata, “sprovveduta come Cappuccetto Rosso”.
Ci sono, a mio parere, alcuni punti deboli nel romanzo, come la costruzione di alcuni personaggi, non ben delineati: il marito, le compagne, la baronessa … E soprattutto la terza parte, l’oggi, che nulla aggiunge allo sviluppo narrativo principale e che sembra forzatamente inserita per dare maggiore spessore al racconto.
Le pagine più significative sono quelle in cui lo sguardo è più rivolto alla storia collettiva che a quella personale: il campo di concentramento, l’adesione di molti al nazismo, la responsabilità delle scelte.
GIUSEPPINA FILIPPI
E’ un romanzo che prende spunto da un fatto storico.
La Postorino nel 2014, legge un trafiletto in cui si parla di Margot Wolk ultima assaggiatrice di Hitler ancora in vita. La Wolk aveva sempre taciuto questa sua esperienza ma, giunta all’età di 96 anni aveva deciso di renderla pubblica. L’autrice, incuriosita, la cerca, ma quando si appresta a chiederle un appuntamento viene a sapere che è morta da poco. Decide comunque di scrivere Il libro.
Il romanzo si divide in tre parti. Nella prima parte è il settembre del ‘43. Rosa, la protagonista, ragazza berlinese sposata con Gregor che combatte sul fronte russo, si trasferisce a casa dei suoceri in un paesino della Prussia orientale. Nelle vicinanze c’è “la tana del lupo” quartier generale di Hitler.
Rosa, con altre nove ragazze, viene reclutata per assaggiare il cibo che poi verrà servito a Hitler.
In questo periodo viene a sapere che il marito è disperso.
Seconda parte: E’ la primavera del ‘44. Arriva un nuovo tenente, Albert Ziegler, molto aggressivo, di cui le ragazze hanno paura. Ciò nonostante tra Rosa e Ziegler nasce una relazione che va avanti fino all’autunno, quando Rosa tornerà a Berlino.
Nella terza parte, sono passati molti anni e, con un flashback, si viene a sapere che Gregor è tornato ma che dopo pochi anni, Rosa e Gregor si sono separati. Rosa è all’ospedale dove è ricoverato Gregor morente.
Rosa, la protagonista, è caratterizzata con grande efficacia, tanto psicologicamente che fisicamente.
Ziegler, il tenente, è descritto da pochi tratti: il rumore degli stivali che annuncia il suo arrivo, il tono aggressivo, gli occhi piccoli e indagatori, con cui guarda le ragazze e in particolare Rosa.
Le assaggiatrici, gruppo eterogeneo in cui nascono amicizie e rivalità, di cui, poco alla volta, viene messa a fuoco qualche caratteristica.
Rosa narra in prima persona la sua storia, ricorrendo a flashback e riportando le conversazioni con gli altri personaggi. Il linguaggio è semplice, essenziale ed efficace.
Nel libro ci sono molti temi che avrebbero potuto avere più spazio: il senso di colpa, la condizione degli ebrei. Rosa, nel suo non approfondire, rappresenta forse quella parte della società tedesca che, pur non essendo nazista, preferiva non vedere, non chiedersi troppo, vivere alla giornata.
L’autrice, facendo parlare Rosa, sembra voler mettere l’accento sul fatto che la vita chiede di essere vissuta pur nelle difficoltà del momento.
“Era arrivata la primavera, e una nostalgia senza oggetto mi investì.Non era solo mancanza di Gregor, era mancanza di vita”.
Quella di assaggiatrice è un’esperienza che segna la vita e da cui non si può più sfuggire. Rosa a un certo punto dice “…. lasciarsi il passato alle spalle, dimenticare. Ma io non ho mai dimenticato”.
In un’intervista la Postorino dice che “qualcuno si è risentito del fatto che avesse definito Rosa, anzi, Margot Wolk, colpevole. La sua colpa nasce proprio dalla condizione di vittima, è senza dolo, ma ciò non fa di lei un’ innocente….. Ma se un romanzo può ricordare quanto sia facile inciampare in forme di passività o di indifferenza, allora ho scritto il mio perché non ce ne dimenticassimo“.
SILVIA FOCARDI
Scheda di lettura di CHIARA SARASINI
Scheda di lettura di GIUSEPPINA FILIPPI
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