DOVE VA IL ROMANZO?
Il libro di oggi è “La Corsara”, di Sandra Petrignani, Neri Pozza Editore, 2018.
Recensione: DONATELLA BEATINI
Schede di lettura: DONATELLA BEATINI, GABRIELLA GARIGLIO, CHIARA SARASINI, SILVIA FOCARDI.
S. Petrignani (Piacenza 1962) è scrittrice, giornalista e curatrice di un blog sul suo sito personale. Per Neri Pozza si era già occupata delle “vite degli altri” con “La scrittrice abita qui”(2011), lunghissimo viaggio nelle case-museo che raccontano la storia sentimentale di alcune significative scrittrici dello scorso secolo – G. Deledda, M. Yourcenar, K. Blixen e V. Woolf- e più recentemente con la biografia romanzata della Duras , “Marguerite”(2014). In questo caso il libro non è una biografia romanzata si, ma il ritratto storicamente e rigorosamente documentato della vita e delle opere di Natalia Ginzburg, che la Petrignani conobbe personalmente negli anni ’80, quando apprendista scrittrice andò in casa sua a Campo Marzio a sottoporle il manoscritto del suo primo romanzo.
La narrazione ripercorre l’intero arco della vita di Natalia, dalla nascita a Palermo nel 1916 alla morte nel sonno a Roma la notte tra il 7 e l’8 ottobre 1991 e ripercorrendo la vicenda di Natalia ci imbattiamo in tante storie, pennellate di un affresco armoniosamente compiuto: la storia della famiglia Levi; la storia del primo marito di Nat, Leone Ginzburg, del suo impegno culturale e politico e del suo sacrificio; la storia della nascita, del successo e infine del declino della più prestigiosa casa editrice italiana e di Giulio Einaudi; la storia di gran parte della società letteraria e culturale del secolo scorso che con quella casa editrice collaborò ed interagì; la storia di Gabriele Baldini, il secondo marito di Nat, critico letterario, saggista e docente, che l’aiutò a risalire dal buio del pozzo in cui l’aveva precipitata la morte di Leone e le aprì le porte della società letteraria e mondana della capitale; la storia di un’opinionista corsara durante gli anni della contestazione giovanile, del terrorismo, dell’omicidio di A. Moro; ed infine la storia di un impegno politico che la vide sedere nel Parlamento italiano come indipendente nel gruppo del PCI.
“La mia aspirazione è che tu… lavori, scriva e sia utile agli altri (S.Petrignani, op.cit., pag. 134) le aveva scritto nell’ultima lettera da Regina Coeli Leone Ginzburg prima di morire.
A queste parole Natalia dedicò l’intera sua vita e la Petrignani ripercorrendo la vita privata e pubblica di Nat, così la chiamavano gli amici, ci restituisce con una limpidezza a volte poetica l’anima profonda e la persona fisica di una donna che aveva fatto della scrittura la sua ragione di vita.